Roma e la sua luce, un saluto e un omaggio

Intervista a Marco Delogu, direttore dell’Istituto Italiano di Cultura a Londra.

– Terza puntata –

La Macchia – Veniamo adesso al suo “Luce Attesa”, inserito nella categoria “Commissione Roma” dello stesso Festival. Roma, appunto, città in movimento per eccellenza: quali sono state le linee guida che si è dato nell’impostare il progetto e quali le problematiche con le quali si è confrontato nello svolgerlo? In che modo il fatto che Roma sia la sua città ha influito sul suo approccio al tema?

 

Delogu – La mia mostra è una specie di strano saluto e omaggio a questa città, io sono stato qui, per alcuni aspetti mi sono anche autorecluso a Roma per molto tempo, mi considero romano, mi considero poi sardo, per via dei miei genitori, e quindi, a un certo punto, ho sia inventato il Festival che la Commissione Roma per capire come potesse essere vista Roma da diversi punti di vista. Per farlo, ho cercato l’ottica della persona che sta dentro di loro e che si può permettersi di togliere tutta una serie di sovrastrutture perché le conosce, perché ha vissuto per molti anni con queste cose e poi perché si è formato in questa città, per cui, da una parte, dovevo appunto togliere tutte le persone, dall’altra parte dovevo capire che cos’era la notte in questa città, la luce della notte, però senza arrivare alla luce artificiale.

Negli anni Settanta sono cresciuto qui, quando la città aveva uno strano tentativo di americanizzazione e quindi tutte queste scritte al neon e volevo rendere palese come il sole fosse il vero motivo per cui questa città si è formata.
Se penso che vado a Londra, credo che il clima di Roma sia una cosa fantastica, sia fantastica nella ripartizione di ore tra buio e luce, cioè quanto durano le giornate d’estate e quanto durano le giornate d’inverno, quanto è bello l’inverno qui, quanto sono belle tutte le stagioni e in più quanto tu vivi con una positività pazzesca perché, anche nella giornata più terribile, alla fine il tempo può cambiare e può venir fuori una giornata meravigliosa. Io ho abitato tanto tempo in Inghilterra, lì non è esattamente la stessa cosa.

È arrivato, pertanto, il momento della mia vita in cui ho fatto le nature bianche, perché una certa luce interiore entrava dentro di me – ho ritratto Roma perché avevo capito che questa prigionia era finita. E quindi è una specie di mio saluto a questa città, nella quale mi fa piacere di essere vissuto e nella quale tornerò dopo gli anni inglesi. Forse.

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